Categoria: Rivista Online - Edizione Novembre 2015

Il WWF ha aiutato a creare una nuova area protetta senza il consenso della tribù, o dei suoi vicini. Dopo aver perso la loro terra, i Baka che vivono a sud della riserva hanno deciso di far sentire la propria voce.
 
Con l’istituzione della Ngoyla Wildlife Reserve, i “Pigmei” Baka sono stati tagliati fuori dalle loro terre e hanno perso l’accesso ad alimenti e luoghi sacri per loro essenziali. Insieme ai loro vicini sono accusati di ‘bracconaggio’ quando cacciano per nutrire le loro famiglie e rischiano di essere arrestati, picchiati, torturati e persino uccisi dalle guardie forestali finanziate dal WWF.
 
“Quando sono venuti nella mia casa a picchiarmi, io e mia moglie stavamo dormendo”, racconta un uomo Baka. “Mi hanno picchiato e tagliato con i machete, e hanno picchiato anche mia moglie.”
 
“Abbiamo paura di andare a prenderci cura dei nostri orti. Nella foresta i mango selvatici cadono, ma noi abbiamo paura ad andare a cercarli” ha raccontato un altro Baka. “Dove dovremmo andare? Dove dovremmo stare? Se ci tagliano fuori dalla foresta, dove possiamo andare?”
 
 
Il WWF è stato informato per la prima volta degli abusi contro i Baka tredici anni fa. È passato ormai un anno da quando Survival International ha reso pubblico lo scandalo, ma le torture e i pestaggi effettuati nel nome della “conservazione” continuano.
 
In due lettere aperte, i Baka hanno lanciato appelli accorati ai conservazionisti per poter restare nella loro terra. “I progetti di conservazione (di WWF, Unione Europea e governo del Camerun) devono essere indulgenti sul nostro utilizzo della foresta perché le nostre vite dipendono da essa.”
 
Nel marzo 2015, il WWF ha riconosciuto il problema delle violenze dichiarando che “ci sono stati incidenti dovuti a comportamenti inaccettabili”, ma in agosto ha affermato che sembravano “gradualmente diminuiti”. Tuttavia, quando è stato sollecitato a farlo, non ha fornito alcuna informazione a sostegno di questa affermazione. Queste testimonianze recenti rivelano che gli abusi continuano e sono sistematici.
 
All’inizio dell’anno, il WWF ha commissionato un’indagine ma i risultati non sono stati ancora resi noti, e le richieste avanzate da Survival per la loro pubblicazione sono state sin qui ignorate.
 
“Questa testimonianza è straziante e contraddice le affermazioni del dipartimento del WWF che si occupa della vicenda, secondo cui gli abusi sono ‘gradualmente diminuiti’” ha commentato Stephen Corry, Direttore generale di Survival International. “Non è così. Ed è chiaro che in Camerun le cose stanno continuando come sempre. Il WWF ha affermato che non avrebbe mai sostenuto la creazione di aree protette senza il consenso dei Baka e i loro vicini. Quando manterrà davvero questa promessa? Fino a quando non lo farà, le sofferenze continueranno.”
 
Nota:
 
- “Pigmei” è un termine collettivo usato per indicare diversi popoli cacciatori-raccoglitori del bacino del Congo e di altre regioni dell’Africa centrale. Il termine è considerato dispregiativo e quindi evitato da alcuni indigeni, ma allo stesso tempo viene utilizzato da altri come il nome più facile e conveniente per riferirsi a se stessi.
 
Altre informazioni sull’argomento a questo indirizzo:www.survival.it/chisiamo/terminologia
 
Per leggere la storia online: http://www.survival.it/notizie/10958
 
Survival International è il movimento mondiale per i diritti dei popoli indigeni. Dal 1969 aiutiamo i popoli indigeni a difendere le loro vite, a proteggere le loro terre e a determinare autonomamente il proprio futuro. 
 
 

Lo stile di vita da cacciatori-raccoglitori garantiva ai Baka, prima di essere costretti a lasciare la loro terra, risorse alimentari abbondanti e sostenibili.
© Selcen Kucukustel/Atlas

 



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