Categoria: Rivista Online - Edizione - Maggio 2015

Ieri ed oggi della località di frontiera dalla quale passarono verso Roma ben 66 sovrani del Sacro Romano Impero, Federico Barbarossa incluso – Vi fece tappa Johann Wolfgang von Goethe mentre il re d’Italia Vittorio Emanuele III e la moglie Elena inaugurarono il cippo di confine tra Italia ed Austria – In stazione s’incontrarono per tre volte Benito Mussolini ed Adolf Hitler ed un bombardamento alleato provocò 13 morti – Nei suoi pressi i terroristi del secessionismo altoatesino uccisero 3 finanzieri – Con l’entrata in vigore degli “Accordi di Schengen”, il paese conobbe la crisi, parzialmente sanata dall’apertura d’un moderno centro commerciale – Ma molti esercizi oggi risultano chiusi, con minime speranze d’una qualche riapertura
 
Servizio e foto: Claudio Beccalossi
 

 

  
 
Brennero/Brenner (Bolzano/Bozen) – L’estrema stazione italiano-sudtirolese della linea ferroviaria che valica il Passo (Brennerpass) e va in declivio verso l’Austria (attraverso Gries am Brenner prima ed Innsbruck poi) ha trascorsi d’un certo peso storico che sembrano viaggiare a braccetto con l’amenità del luogo e dintorni pervasi da una vaga malinconia, tutto sommato affascinante. In questo luogo che si voleva, durante il Ventennio fascista, di netto stacco tra gruppi linguistici (l’italiano ed il tedesco) che dovevano comunque essere anche alleati, s’incontrarono il 18 marzo ed il 4 ottobre 1940 ed il 2 giugno 1941 i dittatori Benito Amilcare Andrea Mussolini (Dovia di Predappio, 29 luglio 1883 – Giulino di Mezzegra, 28 aprile 1945) ed Adolf Hitler (Braunau am Inn, 20 aprile 1889 – Berlino, 30 aprile 1945) per ragguagliarsi sulle proprie posizioni. 
Il meeting più ricordato dagli storici è quello del mattino del 18 marzo 1940, durato circa due ore e mezza (dalle ore 10,10 alle 12,45), “propedeutico” all’entrata in guerra dell’Italia del 10 giugno successivo ed alla presenza dei rispettivi ministri degli Esteri, il conte di Cortellazzo e Buccari Gian Galeazzo Ciano (Livorno, 18 marzo 1903 – Verona, 11 gennaio 1944) ed il barone Joachim von Ribbentrop (Wesel, 30 aprile 1893 – Norimberga, 16 ottobre 1946). 
 

La calorosa stretta di mano tra Mussolini ed Hitler.

“Il Regime Fascista” (fondato da Roberto Farinacci, segretario del Partito nazionale fascistaIsernia, 16 ottobre 1892 – Vimercate, 28 aprile 1945) di martedì 19 marzo 1940 dà notizia dell’incontro tra Mussolini e Hitler a Brennero/Brenner del giorno prima.

Nei suoi famosi “diari” e riguardo a quel convegno, Ciano annotò nella stessa data: “Nevica al Brennero. Mussolini attende l’ospite con un senso di ansioso piacere: sempre più in questi ultimi tempi sente il fascino del Führer… Hitler parla sempre ma con più calma del solito: pochi gesti e voce pacata. Fisicamente sta bene. Mussolini lo ascolta con simpatia e deferenza. Parla poco e conferma l’impegno di marciare con la Germania”. 
Il giornalista e scrittore Paolo Monelli (Fiorano Modenese, 15 luglio 1891 – Roma, 19 novembre 1984), testimone dell’avvenimento come inviato, descrisse in maniera diversa la piega dei colloqui: “Mussolini restò a bocca chiusa per quasi tutto il tempo. Hitler solo concionò, declamò senza interrompersi per gran tempo, stordì l’altro con la sua solita eloquenza abborracciata, confusa, istericamente accentuata, con espressioni difficili da tradurre, spesso difficili da intendere; e Mussolini, con tutto il suo studio faticoso e testardo del tedesco, perdeva parole e frasi intere”.
A grandi linee l’occasione servì a riaffermare la “solidarietà nazifascista” dedicando gran spazio alla situazione militare dei due Paesi ed alla “fatale”, ma non immediata, discesa in campo degli italiani. Hitler, in un lungo monologo, parlò della solida alleanza con Mosca agevolata dall’assenza di interessi contrastanti tra Germania ed Unione Sovietica. In un certo senso, s’allineò allo scetticismo del Duce, sottolineando che il patto Molotov-Ribbentrop (trattato di non aggressione con clausole segrete firmato a Mosca il 23 agosto 1939) fu un ripiego a causa della testardaggine con cui l’Inghilterra rifiutò accordi con Berlino preferendo la via del conflitto. Riguardo ai rapporti del Führer con Stalin, Mussolini giudicò positivo il riavvicinamento tedesco-sovietico, cercando d’ingraziarsi il suo interlocutore.
Svoltosi nel vagone ferroviario privato del Duce, l’appuntamento servì ad Hitler anche per chiedere la rimozione da Varsavia, occupata dai nazisti, del diplomatico italiano, primo segretario Mario Di Stefano che, insieme al collega Giovanni Vicenzo Soro ed in varie maniere, riuscì a salvare molti ebrei tramite la concessione di visti prima e di visti di transito poi e con il tacito consenso del ministero degli Esteri italiano (Ciano ben informato in primis) e delle gerarchie fasciste romane.
La successiva riunione a Brennero tra Mussolini ed Hitler del 4 ottobre 1940 servì a discutere dell’andamento della guerra nella quale s’era ormai ficcata l’Italia fascista. E quella del 2 giugno 1941, sempre a Brennero, fu per fare il punto sui “fronti comuni” in Africa settentrionale e nei Balcani.
 
  

Alcuni scorci della stazione ferroviaria di Brennero/Brenner.

“Semaforo rosso” obbligatorio (fino al 1997, anno dell’entrata in vigore degli “Accordi di Schengen” per la libera circolazione) nel collegamento “ufficiale” tra Italia ed Austria, Brennero/Brenner, comune sparso di 2.093 abitanti (dati Istat – Istituto nazionale di statistica – al 31 dicembre 2010) della provincia autonoma di Bolzano/Bozen, ha avuto a che fare spesso con avvenimenti di peso storico, Mussolini ed Hitler a parte. La zona, in epoca romana, venne chiamata Vallis Vipitina e la sua rilevanza come valico di transito fu confermata dal passaggio, dal 962 in poi, di ben 66 sovrani germanici del Sacro Romano Impero diretti a Roma, dal Papa. In questa lunga serie di regnanti figurò, nel 1154, Federico I Hohenstaufen, meglio noto come Federico Barbarossa (Waiblingen, 1122 – Saleph, 10 giugno 1190). 

Dal 1288 l’area abitata venne chiamata Prenner, termine che, nel tempo, mutò definitivamente in Brenner. Importante passaggio all’epoca delle Crociate, nel 1414 i Conti di Tirolo vi piazzarono una dogana per il controllo delle merci alle due estremità del passo omonimo. Soprattutto tra i secoli XIV e XV, il paese ebbe importanza per i traffici di merci sulla direttrice Oriente-Venezia-Europa settentrionale. Secoli dopo, l’8 settembre 1786, lo scrittore, poeta e drammaturgo tedesco Johann Wolfgang von Goethe (Frankfurt a. M./Francoforte sul Meno, 28 agosto 1749 – Weimar, 22 marzo 1832) fece tappa a Brennero soggiornando all’Hotel “Post”. 
 
 
La lapide che ricorda il passaggio da Brennero/Brenner di Johann Wolfgang von Goethe
 
La zona crebbe con la costruzione della ferrovia tra Innsbruck e Bolzano, con lavori che cominciarono il 23 febbraio 1864 a Bergisel (Innsbruck). La linea fu opera di Karl/Carl von Etzel (Stuttgart/Stoccarda, 6 gennaio 1812 – Kemmelbach bei Ybbs auf der Reise, 2 maggio 1865), ingegnere ferroviario ed architetto che non vide il compimento del suo progetto perché morì due anni prima.
 
 
Il monumento eretto nella stazione di Brennero/Brenner alla memoria di Karl/Carl von Etzel
 
Il primo treno da Brennero a Bolzano partì il 25 luglio 1867, alle ore 8.05 e l’avvento della ferrovia servì a vitalizzare la località come meta turistica che, però, dovette fare i conti con lo scoppio della Prima guerra mondiale e con i suoi esiti. Il Patto di Londra (trattato segreto stipulato dal governo italiano con i rappresentanti della Triplice Intesa) siglato il 26 aprile 1915, previde che, in caso dell’entrata in guerra dell’Italia e di vittoria della coalizione, Roma avrebbe avuto il Trentino, il Tirolo meridionale, la Venezia Giulia, con gli altopiani carsico-isontini e con l’intera penisola istriana (ma senza Fiume), una parte della Dalmazia, numerose isole dell’Adriatico, Valona e Saseno in Albania e il bacino carbonifero di Adalia in Turchia, oltre alla riaffermazione della sovranità su Libia e Dodecaneso.
 Così, a conflitto concluso, il Trattato di Saint-Germain-en-Laye mise nero su bianco che il nuovo confine di Stato tra Italia ed Austria, all’estremo nord, era Brennero. Ed il 10 novembre 1918 le avanguardie militari italiane raggiunsero appunto Brennero. Per sancire ancor più il rinnovato assetto, nell’ottobre 1921 il re Vittorio Emanuele III, con la moglie Elena, nel corso d’una visita in Alto Adige, toccò la frontiera di Brennero e partecipò all’inaugurazione del cippo di confine, davanti a delegazioni francesi, inglesi e giapponesi.
 
 
Il cippo di confine inaugurato alla presenza del re d’Italia, Vittorio Emanuele III e di sua moglie Elena. Sul lato sud del manufatto appare la scritta: “Italiae ed Austriae terminus San Germaniensis Foedere consecratus X.IX.MCMXIX” (“Il confine tra Italia e Austria consacrato secondo il Trattato di Saint Germain – 9.9.1919”). Sulla facciata sud del blocco, invece, sta incisa la frase: “Hucusque audita est vox tua Roma parens” (“Fin qui, madre Roma, si sente la tua voce”)
 
Il seguito riguarda anche la separazione, mossa anche dal regime fascista, tra i due gruppi linguistici, l’autoctono tedesco e l’imposto italiano. Malfidente nei confronti dell’amico/nemico nazista, nel 1939 Mussolini fece avviare la costruzione del Vallo Alpino in Alto Adige, con lo Sbarramento Brennero (cioè un insieme di bunker) parte integrante difensiva che avrebbe dovuto garantire la sicurezza in caso d’invasione verso la Val d’Isarco. Oltre che silenziosa (se non fredda) testimone del transito di treni di deportati verso i Lager nazisti, Brennero fu anche bersaglio di bombardamenti alleati che miravano soprattutto alla sua stazione ferroviaria. Particolarmente tragico fu il raid aereo del 21 marzo 1945 che causò 12 vittime civili e la morte d’un ufficiale di polizia italiana.
Ad anni dal dopoguerra, la zona si trovò coinvolta nella “stagione delle bombe” del terrorismo secessionista anti italiano, raggrumato soprattutto nel Bas (Befreiungsausschuss Südtirol, Comitato per la liberazione del Sudtirolo), organizzazione terroristica fondata (o cofondata) nel 1956 da Sepp Kerschbaumer (Frangarto d’Appiano/Frangart Eppan, 9 novembre 1913 – Verona, 7 dicembre 1964). Il movimento tendeva all’autodeterminazione dell’Alto Adige/Südtirol tramite la secessione dall’Italia e l’annessione all’Austria nel fine ultimo d’ottenere, sotto il governo austriaco, l’unificazione politica della regione storica del Tirolo. Secondo una truculenta strategia, nei pressi della Malga Sasso (Steinalm), nel circondario di Brennero, il 9 settembre 1966 dei terroristi del Bas provocarono un’esplosione in una casermetta della Guardia di Finanza, uccidendo tre finanzieri (Franco Petrucci, Herbert Volgger  e Martino Cossu).
Definitivamente archiviate le attività connesse a Brennero quale punto burocratico di confine e di controllo per gli effetti dei già citati “Accordi di Schengen”, è stato tentato un rilancio economico con la realizzazione, proprio sulla superficie della frontiera, dell’Outlet Center Brenner, mega centro commerciale che,
come effetto collaterale, ha però causato lo stillicidio di chiusure di vari piccoli esercizi del paese, come testimoniano i negozi desolatamente vuoti e con gli immancabili avvisi apposti di “affittasi” o “vendesi”. Una carta in più potrebbe essere quella d’acquisire l’istituzione di “zona franca”, ventilata da proposte politiche. 
Intanto, oltre che a costituire un fulcro geografico, paesaggistico e storico di rilievo, il comune di Brennero vanta, in ogni caso, anche il fatto d’essere attraversato dalla strada europea E45, asse viario misto dorsale nord/sud di classe A. Un percorso internazionale, per un centro non nuovo ad eventi e riflettori mondiali, che parte da Karesuvanto (Finlandia) e, dopo ben 4.920 chilometri, arriva a Gela, in Sicilia. Un “gran viaggio” che non inciampa assolutamente nel “sassolino” Brennero…  
 
 
 
 Esercizi commerciali a Brennero/Brenner chiusi ed in “affittasi” o “vendesi”.  

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