Categoria: Rivista Online - Edizione - Dicembre 2015


Dopo l´abbattimento del jet russo la Turchia è uscita allo scoperto mostrando il suo vero volto e innescando così lo stoppino della già esplosiva polveriera mediorientale. Come se già non bastasse il caos esistente, in quella regione troviamo:
- Gli Usa che bombardano ufficialmente l´Isis (per alcuni, operazione di facciata), da loro stessi finanziato per come confermato dal senatore USA Rand Paul: “Usa, Arabia Saudita, Qatar ed altri paesi alleati Usa del Golfo Persico armano e finanziano il gruppo terroristico ISIS”, gruppo formato dalla CIA e da istruttori statunitensi nel 2014. secondo WND, in basi segrete in Qatar e Giordania. Questa versione viene confermata da Hillary Clinton: L’Isis è roba nostra, ma ci è sfuggita di mano
- Turchia e Kuwait che stanno a lato dei ribelli e, dato non trascurabile (sempre secondo il Sen. Rand Paul), almeno il 10% dei miliziani sono di nazionalità turca; una percentuale assai elevata, se consideriamo che all'ISIS hanno aderito terroristi provenienti da tutti i paesi islamici e non pochi dall'Europa.
Dal punto di vista ideologico, Turchia, Arabia Saudita e Qatar combattono Baššār al-Asad in quanto mirano a contrastare la presenza sciita in Medio Oriente e come conseguenza, in ambito internazionale ritroviamo una ONU profondamente spaccata tra Stati Uniti, Francia e Regno Unito che hanno espresso sostegno ai ribelli e Cina e Russia che invece sostengono il governo siriano sia diplomaticamente che militarmente.
- Russia, recentemente Francia (anche in conseguenza degli attentati di Parigi) e Iran, che coadiuvati via terra dai libanesi e dagli Hezbollah, bombardano e combattono le orde dell´Isis favorendo la rimonta dell´esercito di Baššār al-Asad;
- La Gran Bretagna, infine, in procinto di affiancarsi ai francesi.
Nei cieli della Siria i corridoi aerei non si contano più; oltre all´aviazione di Baššār al-Asad vi scorazzano i jet della coalizione anti-Stato islamico guidata dagli Stati Uniti. Tra questi figurano i velivoli americani, australiani, canadesi, sauditi, del Bahrain, Emirati Arabi Uniti e Qatar, giordani, marocchini e naturalmente turchi. Da fine settembre ha fatto ingresso, per come menzionato, la Russia che, grazie all´accordo di cooperazione strategico-militare con Damasco, è l'unico paese straniero autorizzato a far decollare i propri caccia da basi all'interno della Siria.
Dopo gli eventi del 13 novembre anche la Francia, come accennavamo, ha cominciato a compiere periodici raid in Siria, esclusivamente su obiettivi dell'Isis, contro cui ha dichiarato lo stato di guerra.
Da notizia dell´ultima ora, anche la Germania invierà i caccia per combattere la guerra contro i terroristi dell'Isis. Lo hanno deciso Angela Merkel e i ministri competenti nel corso di un incontro a Berlino, secondo quanto riporta l’agenzia di stampa tedesca Dpa.
L´Italia per il momento niente aerei contro l´Isis.
In tutto questo intreccio di paesi e fazioni belligeranti in cui è complicato capire chi effettivamente sia il nemico da abbattere e in cui violazioni dei diritti umani tra cui torture, sequestri, detenzioni illecite ed esecuzioni di soldati e civili non fanno più notizia, vengono alla ribalta adesso, per come dicevamo e senza mezzi termini, i turchi che ambirebbero a controllare la parte nord della Siria per creare un cuscinetto contro i Curdi, anch´essi tra i belligeranti che mirano, a loro volta, alla conquista di parte della Siria per farne il loro Kurdistan.
Gli interessi per come si evince sono molteplici, contrastanti e incrociati e il campo d´azione delle forze in gioco rischia di allargarsi imprevedibilmente provocando una pericolosa escalation dei rapporti Russia - Nato, che non può essere giustificata con alcun interesse, compresa la protezione dei confini turchi, ammesso e non concesso che una violazione da parte dell´aereo russo abbattuto ci sia stata ( le più recenti prove dimostrerebbero il contrario).
La Turchia, sempre meno europea e sempre più musulmana con l´attuale partito islamico al potere, dopo gli ultimi avvenimenti (abbattimento dell´aereo russo e uccisione selvaggia dei due piloti - si è salvato invece il capitano navigatore Konstantin Murakhtin - da parte dei Turkmen, comunità di origine turca che sostiene il governo di Ankara), potrebbe dare inizio ad un conflitto con l´Iran dal momento che mentore della politica siriana è, per come noto, il governo iraniano e se ciò si verificasse, ci troveremmo difronte ad una pericolosa guerra ideologica dagli sviluppi davvero imprevedibili.
La Turchia, grazie a Dio non entrata nell´UE anche se recentemente sembra aver guadagnato qualche speranza in cambio di un maggiore controllo del flusso dei migranti siriani verso l´Europa, è anni luce distante dai nostri ideali, dalla nostra formazione e dai nostri interessi. Essa mantiene una posizione ambigua e criticabile sul fronte siriano e non solo; considera tutt´ora il PKK come “organizzazione terroristica” mentre non è più riconosciuto come tale sia dagli USA che dall´ UE; punta all´islamizzazione dell´Europa favorendo o quantomeno vedendo di buon occhio le discusse migrazioni in corso; colpisce i curdi che combattono l´Isis per pura strategia territoriale; il presidente Recep Tayyip Erdoğan ha recentemente diffidato Papa Francesco: “Condanno il Papa e lo invito a non ripetere questo errore” allorchè in una messa celebrata a San Pietro, Bergoglio non esitò a definire come genocidio, lo sterminio di un milione e mezzo di cristiani armeni da parte dell´esercito ottomano tra il 1915 e 1916; ancora Erdoğan ha ammonito in questi giorni Putin avvertendolo che sta “scherzando col fuoco” in occasione della crisi diplomatica in corso per l´abbattimento del caccia SU-24;
La Turchia infine è quel paese dai vergognosi fischi allo stadio di Istanbul contro i morti di Parigi e quel che più preoccupa, è che essa in realtà rivela d´essere ideologicamente sempre più islamica che europea per cui, a questo punto, a noi sembra che rappresenti sotto molti aspetti più che un aiuto, una preoccupazione per la NATO, che non dovrà, a causa delle intemperanze turche, farsi coinvolgere in un possibile conflitto con la Russia, che certamente non ci è nemica e non ci minaccia. Caso contrario, prevalendo oscuri e inaccettabili criteri o interessi geopolitici, in parte retaggi della guerra fredda, grazie ai turchi, potremmo ritrovarci, nostro malgrado, in una “Black Season for all”. E ne usciremo tutti inesorabilmente perditori!
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