Categoria: Rivista Online - Edizione Novembre 2015

 

Toni Capuozzo

   

Il noto giornalista di Mediaset ha parlato a ruota libera del suo ultimo libro sul “caso Latorre e Girone” e della propria carriera –  «Il risarcimento alle famiglie delle vittime, purtroppo clamoroso errore mediato dalla Chiesa cattolica!»

 

di Claudio Beccalossi 

 

            Verona – Non ha peli sulla lingua, Toni Capuozzo, volto noto e stimato del vero giornalismo, quello che emerge in Italia, purtroppo punta d’un iceberg e che ricerca e diffonde la verità, senza inginocchiarsi al potente di turno, ad abbassarsi a cassa di risonanza delle veline di regime o, peggio, ad insabbiare quanto possa scoprire, magari lucrandoci sopra. Inviato e/o corrispondente di pace e di guer-ra, scrittore e, per i telespettatori a corto di voglia di leggere, soprattutto conduttore di “Terra!” su Retequattro.

            Invitato il 15 ottobre 2015 dall’Associazione “Amici delle Forze Armate e di Polizia” (Afap) presso il Circolo Unificato dell’Esercito (più noto come Circolo Ufficiali) di Castelvecchio, a Verona, per presentare il suo ultimo libro, “Il segreto dei marò” (Ugo Mursia Editore, 2015, 280 pagg.), Capuozzo è sgusciato spesso fuori dal rigido tema dell’incontro con un folto auditorio accennando al suo pregresso professionale ed umano. Soprattutto in rapporto alla conoscenza personale con il fuciliere di marina e capo di 1^ classe Massimiliano Latorre (che gli fece da scorta durante suoi reportages in Afghanistan), compagno di sventura dell’altro marò, il secondo capo (sergente stando ad altri) Salvatore Girone, trattenuti in India dal 15 febbraio 2012 perché, come ben si sa, accusati dell’uccisione di due pe-scatori indiani (Ajeesh Pink o Ajesh Binki, 20 anni e Valentine, alias Jelastine o Gelastine, 44) mentre erano imbarcati sulla petroliera italiana “Enrica Lexie” come nuclei militari di protezione (Nmp).

            L’incontro pubblico avrebbe dovuto essere condotto da Francesco Specchia, giornalista di “Libero” ma, a causa d’un impegno professionale, è stato il padre, generale B.(r) Giuseppe Specchia dell’Afap, a “provocare” Capuozzo con azzeccati incipit e solleticanti domande. L’attore e regista Tiziano Gelmetti, intervallando il filo del discorso, ha letto alcuni brani tolti dal libro, accompagnato alla cetra dal musicista Luciano Rapanà. Il tutto tra due sedie vuote ai lati del tavolo degli oratori, con i nomi dei due assenti per forza e dovere (il capo di 1^ classe Massimiliano Latorre ed il sergente Salvatore Girone).

            Toni è nato a Palmanova (Udine) il 7 dicembre 1948 dal mix di padre napoletano e madre triestina ed ha poi vissuto con la famiglia per circa un anno a Cervignano del Friuli. Dopo aver conseguito la maturità classica presso il Liceo “Paolo Diacono” di Cividale del Friuli, s’è laureato in Sociologia all’Università di Trento. Il suo rapporto col giornalismo iniziò nel 1979, occupandosi d’America Latina per “Lotta Continua” (settimanale e quotidiano politico fondato nel 1969, chiuso nel 1982 e dal 2011 “risorto” a Torino) e passando professionista nel 1983. In seguito, ha scritto per il quotidiano “Reporter” e per i periodici “Panorama Mese” ed “Epoca”. In Rai s’è occupato del programma televisivo “Mixer” (condotto da Giovanni Minoli) e della trasmissione “L’istruttoria”, finendo nel “calderone” Mediaset (TG4, TG5, Studio Aperto) “specializzandosi” in guerre (nell’ex Jugoslavia, in Somalia, in Medio Oriente ed in Afghanistan). Dal 2001 porta avanti il settimanale “Ter-ra!”, dapprima, per dieci anni, su Canale 5 ed in seguito su Retequattro. Su Tgcom24 ha curato la rubrica “Mezzi toni”.  

            Infilatosi nel filone teatrale, Capuozzo, assieme a Mauro Corona (scrittore, alpinista e scultore ligneo, Baselga di Pinè, Trento, 9 agosto 1950) ed al complesso musicale di Luigi  Maieron (cantautore, poeta e scrittore in lingua friulana, Cercivento, Udine, 25 gennaio 1954) ha allestito la pièce “Tre uomini di parola”, con introiti serviti a finanziare la costruzione d’una casa-alloggio per il centro grandi ustionati di Herāt, in Afghanistan. Inoltre, è stato direttore artistico del Festival del Reportage di Atri (Teramo) nella stagione 2009-2010 ed assieme a Vanni (Giovanni) De Lucia (attore-clown, autore e regista di testi teatrali e radiofonici, Cividale del Friuli, 12 agosto 1953) ha dato al pubblico “Pateme tene cient’anni”, “storia di padri e patrie”. Vincitore di vari e prestigiosi premi di giornalismo, Toni Capuozzo (sposato e padre di due figli), prima dell’ultimo lavoro “Il segreto dei marò”,  ha pubblicato “Il giorno dopo la guerra” (Feltrinelli, 1996), “Occhiaie di riguardo” (raccolta di articoli scritti per il quotidiano “Il Foglio”, Piemme, 2007), “Adios” (Mondadori, 2007), “Dietro le quinte” (racconto in “Dispacci dal fronte”, Reporters senza frontières, EGA Editore, 2007), “Le guerre spiegate ai ragazzi” (Mondadori, 2012).  

            Nei suoi interventi di riepilogo dell’ingarbugliato affaire italo-indiano (inciampato in dilettantismi, sbagli, incongruenze talmente lapalissiani da far passar come patetico l’altrettanto evidente retroterra, più o meno sottobanco, degli interessi politico-militare-economici), Capuozzo ha mantenuto un tono velatamente malinconico e non semplicemente serio, ben diverso dalle sue esternazioni per “Terra!” nelle quali parla sbracciandosi, gesticolando con enfasi. Forse gli pesa dentro quanto ha visto nel corso della sua carriera da reporter sui vari fronti di guerra, forse non riesce a scrollarsi del tutto di dosso i pericoli e le emozioni vissute, forse s’è lasciato andare più del dovuto allo stesso paradosso giuridico che s’accanisce sui due marò, forse tutto questo o niente affatto… Fatto sta che anche nel breve dialogo intercorso con lui, intento a firmare dediche sulle copie del suo libro, è affiorata quest’apparente rassegnazione ad un caso ormai di psicopatico autolesionismo, come un gatto (l’Italia istituzionale) che si morde la coda (gli intrallazzi bilaterali). E, questo ed altro ancora, nel chiaroscuro di un”ipotesi d’innocenza”…

            D – Sonia Gandhi (Edvige Antonia Albina Maino, detta Sonia, italiana naturalizzata indiana – Lusiana, Vicenza, 9 dicembre 1946 – dal 1998 presidente dell’Indian National Congress, Partito del Congresso Indiano, vedova di Rajiv Gandhi – Bombay, 20 agosto 1944 – assassinato a Sriperumbudur, 21 maggio 1991, Primo Ministro dell’India dal 1984 al 1989, n.d.r.) è stata coinvolta nella “vicenda marò”?

            R – Sì, è stata implicata, ma senza risultati…

            D – Ed il mondo cattolico che, in India, ha fatto e sta facendo molto, soprattutto per la promozione umana?

            R – Certo, è intervenuto. E non dimentichiamo che i due pescatori uccisi erano cristiani. L’ambito cattolico è stato interessato e purtroppo, devo dire, ha avuto un ruolo importante nella mediazione per il pagamento dell’indennizzo alle famiglie delle vittime. Il fatto, per l’opinione pubblica, ha avuto il sapore dell’autoaccusa perché, se si sono voluti dare soldi ai familiari dei pescatori morti, ciò ha significato assunzione di responsabilità. Il risarcimento, infatti, è stato uno dei più clamorosi errori della storia ancora ben lontana dalla conclusione…

            Un paio di strette di mano con lui, in misurato dialogo con quanti gli si sono avvicinati, m’ha permesso di constatare, al tatto, la rudezza quasi callosa delle sue mani. Mani da lavoratore più che da intellettuale, non certo da operatore dell’informazione astratto, alla finestra di ciò che capita. Pure Capuozzo, quindi, ha il suo segreto. Di Pulcinella. Quello d’essere un giornalista onesto andando contro, magari, a subdole regie a latere che se ne fregano della dignità altrui, compresa quella comunque sempre rigida dei due marò. Purtroppo, ancora e per chissà quanto “vuoto a perdere” di “certe” sbilenche istituzioni nazionali.

 

 

 

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