Categoria: Rivista Online - Edizione - Luglio 2016

 

La degustazione che a Roma mancava è stata realizzata da Cucina & Vini a Villa Parco della Vittoria, per la gioia dei tantissimi appassionati accorsi tra i banchi d’assaggio dedicati ad uno tra i più grandi vini bianchi d’Italia.

Nemmeno la bomba d’acqua ha fermato la folla intervenuta all’evento per incontrare il mondo del Verdicchio. Gli intervenuti hanno potuto apprezzare il lavoro dei produttori, che sviluppano le potenzialità di questo generoso vitigno giunto già a livelli di qualità assoluta. Erano 27 le aziende vinicole marchigiane in degustazione per un totale di 70 diverse etichette, una grande adesione resa possibile anche grazie al lavoro di IMT, l’Istituto Marchigiano di Tutela Vini che ha coinvolto entrambe le aree produttive del Verdicchio. Le sue diverse anime appunto perché non basta dire Verdicchio, c’è quello dei Castelli di Jesi e quello di Matelica, ma la fortuna è che entrambi gli areali di produzione regalano vini annoverabili tra le migliori produzioni in bianco del paese. Non c’è un migliore solamente caratteristiche diverse, tanto che gli appassionati enoici discutono tra loro sulle preferenze quanto gli inglesi delle previsioni del tempo. Il Verdicchio dei Castelli di Jesi è forse più noto, ma solo per un meccanismo commerciale che lo ha proposto per tanti anni nella famosa bottiglia ad anfora di una nota azienda. Il Verdicchio di Matelica però non è da meno è solo una questione di caratteristiche, forse meglio dire di identità perché questo vitigno interpretando il territorio è capace di esprimerlo in un campionario di vini autentici e al di fuori degli stereotipi. Composizione dei terreni, esposizione, venti e distanza dal mare, sono tra gli elementi che forgiano il carattere di ogni singolo Verdicchio. Come indicazione di massima si può dire che quelli dei Castelli di Jesi da zone collinari, tendono più ai profumi fruttati e risentono dell’influsso dei venti marini, mentre quelli di Matelica nella valle dell’Esino, vanno più sugli aromi fruttati e le sfumature minerali. Ma è solo una traccia gustativa che non ingabbia questi vini in modelli definiti. Un occasione del genere rende ingeneroso fare classifiche ma apprezzamenti quelli si, si possono certamente fare e la lista è lunga a partire dai prodotti spumantizzati, per i quali il verdicchio ha dimostrato una grande disponibilità. Tra questi l’Azienda Broccanera ha proposto il suo Extra brut metodo classico realizzato con la perizia delle grandi bollicine e di delicata finezza. Tra i vini fermi si sono confermati come sempre i grandi Verdicchio di Bucci, un classico sempre attuale, oltre al  Mirum di  Fattoria La Monacesca che è sempre un gran bel bere. Anche il Podium di Azienda Garofoli ha fatto la sua solita grande figura, ed insieme a lui i vini dell’Azienda La Staffa insieme a Casaleta, Finocchi e Umani Ronchi. Questi solo alcuni nomi in una gamma complessivamente di  elevata statura e straordinaria qualità prezzo. Tra tutti però una preferenza va all’Azienda Col di Corte e al suo Verdicchio Classico Superiore dei Castelli di Jesi vinificato senza lieviti aggiunti, un vino che non ti scordi facilmente.

LE AZIENDE

Fazi Battaglia, Finocchi, Garofoli, La Monacesca, La Staffa, Marconi, Mezzanotte, Montecappone, Monteschiavo, Pievalta, Politi, Santa Barbara, Tenuta di Tavignano,  Terre Cortesi, Moncaro, Umani Ronchi, Velenosi.

BRUNO FULCO