Categoria: Rivista Online - Edizione - Novembre 2016

Ferrari non vince più e oltre a far dannare i propri tifosi appiattisce inesorabilmente il campionato.
“La Ferrari che vince dà un altro sapore alla F.1, perché è la F.1 che ha bisogno della Ferrari e non viceversa" queste pressapoco le parole di uno che se ne intende, Flavio Briatore, ex manager della Renault. Bisogna avere il coraggio di cambiare! Cambiare i settori che non funzionano, in altre parole Ferrari ha avuto da sempre i migliori motoristi e tuttora li ha ma in quanto all´organico dirigenziale e all´aerodinamica della vettura bisogna essere realisti; c´é chi ne sa di più. Non siamo solo noi a pensarlo e dirlo. Immaginate che lo stesso patron della F1, Bernie Ecclestone, conoscendo bene l´importanza della Ferrari per il Circus si esprime sulle difficoltà della stessa e tra una delle sue sfuriate e l´altra “consiglia” l´ingaggio di un nuovo dirigente da affiancare a Maurizio Arrivabene (finora solo di nome n.d.r.) che non riesce a raggiungere il plafond di risultati declamato pubblicamente a inizio stagione e “affiancare” é una forma elegante che potrebbe stare per “sostituire”. D´altronde, fu sempre Ecclestone che nel 1993 convinse Ferrari ad assumere come direttore generale della Scuderia “uno straniero” il francese Jean Todt, che mantenne onorevolmente l´incarico fino al 2007 rimanendo fino al 2009 come A.D. per poi assumere il 23 ottobre dello stesso anno la presidenza della FIA. Anni dorati quelli di Todt per la “Rossa”; ci piace ricordare i cinque titoli mondiali consecutivi ottenuti con l´indimenticabile Michael Schumacher (2000, 2001, 2002, 2003, 2004) e moltissimi altri entusiasmanti duelli e vittorie. È forse questo il punto debole; ostinarsi a non assumere un dirigente dalle provate capacità, ancorchè non italiano. E poi, non si tratta di una pizza gourmet i cui ingredienti devono essere tutti rigorosamente di prima qualità e solo italiani ma di una monoposto usata per correre nella massima formula dell'automobilismo mondiale, la F1 il cui staff, nell´era della mondializzazione, può essere tranquillamente multietnico con “cuore”, quello si, indiscutibilmente e sempre italiano. Un radar a 360º puntato su Red Bull, McLaren e Williams potrebbe risolvere anche il problema della configurazione aerodinamica che non è al top per le rosse. In sostanza, qualche ingaggio ben azzeccato e si torna finalmente sul podio. Sempre sperando che non sopravvenga la lenta agonia della F1 acquisita recentemente dalla Libery Group di John Malone che dovrebbe preoccuparsi non solo dei guadagni ma soprattutto dello spettacolo; se Ecclestone esce definitivamente di scena tre o forse più team usciranno con lui e in gara ci rimarranno un solo che vince pur partendo dall´ultima fila e altri di minor conto che faranno da scenografia. E quest´uno che vince senza avversari non sarà sicuramente il team Ferrari il cui simbolo ufficiale, non a caso, è un cavallino rampante, lo stesso in uso durante la prima guerra mondiale dall'aviatore italiano Francesco Baracca.
 
G. & G. Arnò