Categoria: Rivista Online - Edizione - Gennaio 2016

 

Se non si tratta in realtà dei prodromi di una terza guerra mondiale come alcuni allarmisti paventano, si tratta certamente di una serie di pericolosi e intricati conflitti locali tra di loro collegati che influenzeranno sempre più l´inquieta geopolitica mediorientale, ancora ad una svolta che trova la sua origine nell’accordo raggiunto a Vienna sulla questione nucleare iraniana.

Infatti, alcune situazioni stanno cambiando alquanto in fretta e prova ne è l´incalzante attivismo della politica estera di Putin che, crisi turca a parte, tenta il dialogo con l´Arabia Saudita al fine di tirare dall´impasse la questione siriana. Putin si è già dimostrato affidabile e costruttivo durante i negoziati USA-Iran e sembra essere sempre di più una pedina indispensabile e di tutto rispetto nello scacchiere mediorientale. Un secondo e importante segnale di cambiamento è rappresentato dalla pacata reazione ufficiale dei sauditi e degli altri Paesi del Golfo all’accordo con l’Iran, cui inizialmente si erano veementemente opposti facendo coro col  governo israeliano.

Ancora una volta, però quando tutto sembra andare, anche se faticosamente, per il verso giusto, il diavolo ci mette la coda.

E come se non bastassero i recenti attriti tra Russia e Turchia, che naturalmente chiamano in campo EU e USA e che destano anche sotto il profilo macroeconomico già abbastanza preoccupazione, si aggiungono adesso le minacce di Ali Khamenei nei confronti di Ryad dopo l’esecuzione dell’imam xiita Nimr al-Nimr da parte dell'Arabia Saudita. La tensione religiosa tra i due paesi arabi sale in forma preoccupante: "L’illegittimo spargimento di sangue di questo martire innocente - dice la Guida suprema iraniana Ali Khamenei - avrà un effetto rapido e la vendetta divina si abbatterà sui politici sauditi".

Siamo già alla rottura dei rapporti diplomatici tra Iran e Arabia Saudita. Bahrein e Sudan (governati anch´essi da suniti) fanno propria la querelle religiosa e seguono la stessa strada denunciando l´ingerenza iraniana negli affari interni dell´ Arabia Saudita.

Le Nazioni Unite “paladini della giustizia mondiale” hanno invitato a loro volta il governo sciita (iraniano) a rispettare i suoi obblighi internazionali di proteggere le sedi diplomatiche ma nel testo ufficiale non vengono menzionate le cause che hanno provocato l’insurrezione popolare iraniana contro l’ambasciata saudita; insomma, non si può dire che eccellano in imparzialità, ma questo è il gioco della politica!

Sorge a questo punto una domanda in questo mondo eternamente insoddisfatto e sempre alla ricerca di nuovi problemi, non ultimo il recente test nucleare di Pyongyang. Venti di guerra o solo schermaglie? Difficile rispondere ma si profila ancora una volta una probabile resa dei conti tra xiiti e suniti, scontro secolare tra le due anime dell’Islam le cui conseguenze ricadranno sicuramente in qualche modo anche su di noi europei.

Questo si verifica perchè noi, Europa, non siamo una delle parti che prende le grandi decisioni, ma soltanto gregari USA, i cui ordini, nuocciano o meno ai nostri interessi, eseguiamo fedelmente: ci è stato detto di mettere e poi rinnovare le sanzioni alla (incolpevole) Russia, di farci carico di tutti i profughi e migranti musulmani che arrivano da ogni dove e noi puntualmente abbiamo obbedito. Da questo stato di cose non ci possiamo aspettare che solo danni; basta pensare che ad ogni sanzione che l'Italia adotta contro la Russia, essa risponde con misure più restrittive sui prodotti con marchio made in Italy. In altre parole, attualmente il danno alla nostra economia causato dalle sanzioni alla Russia si aggira intorno ai 2,4 miliardi di euro di prodotti non venduti e appartenenti a più categorie di settore, dal lusso all'agroalimentare. L´ulteriore danno derivante dall´accoglimento selvaggio dei migranti è notorio; oltre che economico, esso mina le nostre credenze e i nostri principi.

Orbene una guerra arabo-persiana, se avverrà, non sarà frontale, ma sarà uno scontro ideologico e religioso che accenderà focolai di rivolta non localizzati ma sparsi dappertutto nel mondo arabo. Grazie alla politica di George W. Bush, la Repubblica islamica ha potuto realizzare un atavico sogno, quello di stabilire una continuità territoriale tra forze sciite ad essa alleate, attraverso l´Iraq e la Siria, dal proprio territorio fino al Libano. Una situazione che mette in allarme la coalizione a guida saudita e per la quale sono sorte le guerre che stanno sconvolgendo l`íntera regione. E questo scenario, come dicevamo, potrebbe causare altre pericolose ondate di migranti verso l´Europa nonché la recrudescenza dei già tesi rapporti USA-Russia, cose queste che evidentemente graverebbero sulla nostra giá disastrata situazione.

L´America, al collasso per la malpolitica e l´avidità economica messe in atto non certamente da oggi, non scappa da quanto previsto a suo tempo da un certo Marx:” Arriva il momento in cui il capitalismo si indebita, invoca la finanza e vi si mescola scaricando tutto sulle spalle dello stato...”. Marx aveva capito che il tramonto del capitalismo sarebbe avvenuto nel momento in cui dal capitalismo industriale si sarebbe passati a quello finanziario. L’avidità economica fine a se stessa ha preso oggi il sopravvento. La stessa  avidità che ha ridotto l´Europa allo stato in cui si trova, che alimenta l´instabilità mondiale e mediorientale nel caso in questione.

Giova ricordare a tal proposito, per il rapporto logico di causa-effetto, che dopo la caduta del muro di Berlino, l'America ha temuto l´unione economica tra l´Europa occidentale e quella orientale (la Russia), che con il suo sterminato territorio, avrebbe creato una potenza pericolosamente concorrenziale e come conseguenza ha interferito per mantenere separate Russia ed Europa nei cui confronti ha poi favorito la transumanza umana islamica per indebolirne le strutture. Indeboliti e vassalli, tutta questa assurda situazione non ci lascia estranei ai conflitti mediorientali in corso, fomentati, come già detto, dal vorace capitalismo globalizzato. Ci stiamo dentro fino al collo rusucchiati nel vortice della preordinata logica egemonica capitalistica selvaggia che oramai non conosce più limiti.

Cosa fare? Per quanto esaminato, non v´è chi non veda che sia necessario venire fuori e in tutta fretta dal ginepraio in cui ci siamo cacciati, ma per fare ciò dobbiamo avere il coraggio di affrancarci dalla dittatura economica e militare cui siamo sottomessi, proiettandoci fuori dall´euro e dall´Europa, per poter così riacquistare la nostra sovranità, intesa nell´accezione più ampia del termine, e sceglierci partner che apportino e non detraggano valori a quel che ormai rimane del nostro depredato patrimonio italico.

Peccato! Ci manca ancora il “prescelto”, un novello Mosè che ci conduca con forza e fede non fuori dall´Egitto ma, in questo caso, dall´Europa!

Hanno collaborato G.& G. Arnò